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update: 19-09-2009       wildcat.zirkular.thekla.materiali.[]

Giovani e pipistrelli alla Fiat

«Egoisti», «corporativi». E' l'accusa contro gli operai di Mirafiori che hanno bocciato un accordo sui turni. Prevedeva la regolarizzazione di 250 precari

Loris Campetti, il manifesto del 05 Gennaio 2008

Diceva il presidente Mao: non sempre le masse hanno ragione, ma non c'è ragione rivoluzionaria che non passi attraverso le masse. Bertold Brecht, per sfottere le dinamiche classiche della burocrazia comunista, diceva invece: le masse non sono in consonanza con la risoluzione del comitato centrale, dunque bisogna abrogare le masse. Il criterio scelto dalla Fiom è sicuramente il primo. Cosicché, quando al termine di una lunga trattativa con la Fiat sulla modifica della turnistica di lavoro alle Meccaniche di Mirafiori si è raggiunto un difficile accordo, i metalmeccanici Cgil hanno giustamente preteso che esso venisse sottoposto al voto dei lavoratori. Alla fine il referendum s'è fatto, nonostante le resistenze della Uilm. Partecipanti al voto 1.271, 571 sì e 693 no, l'accordo è stato bocciato dal 55% dei meccanici. Uno schiaffo alle organizzazioni sindacali, due schiaffi a 70 giovani interinali che invece di essere confermati insieme ai loro precari compagni come prevedeva l'accordo, sono stati licenziati dalla Fiat che ha così strumentalizzato il risultato del voto. Un voto dovuto come ribadisce la Fiom, e che ora va rispettato riaprendo un tavolo di trattativa con l'azienda.
Fioccano le accuse contro i lavoratori della Powertrain di Mirafiori che hanno rifiutato il passaggio da 15 a 17 turni (si fanno in tutti gli stabilimenti Fiat) in cambio di 250 assunzioni regolari degli interinali, passando attraverso un contratto d'apprendistato, e una gratifica di 300 euro in due tranches. Sono stati accusati di corporativismo, egoismo, «mettono al centro la difesa dei propri privilegi senza curarsi delle conseguenze sui giovani precari». Privilegi? C'è chi difende la propria condizione di lavoratore notturno, terzo turno fisso dalle 22 alle 6 del mattino, che consente un'integrazione di un salario troppo basso. In gergo si chiamano i «pipistrelli», sono alcune centinaia. I manutentori difendono l'organizzazione su 15 turni che consente di fare un bel po' di straordinari al sabato e alla domenica, sempre per integrare un salario di merda. Infine, e al contrario, c'è chi difende il sabato libero, magari perché tiene famiglia, figli piccoli e magari una moglie che lavora nello stesso posto a turni sfalsati («Mi distruggerebbe la vita lavorare anche al sabato», ci dice Stefano Napolitano, delegato Fiom, quarto livello, strenuo sostenitore del no all'accordo per la modifica della turnistica firmato anche dal suo sindacato. Due gemelli di tredici mesi e un figlio più grande di 5 anni, 1.350 euro comprensivi di assegni familiari e una moglie che lavora con lui alle Meccaniche ma, essendo ancora in maternità per seguire i due gemelli, guadagna tra i 250 e i 350 euro al mese, una tredicesima di 31 euro.
La lettera che ci ha inviato un gruppo di dipendenti della Powertrain e di cui pubblichiamo ampi stralci è una difesa delle ragioni del no, contiene alcune inesattezze, nega che a monte del rifiuto del nuovo regime d'orario ci sia egoismo, corporativismo. Altri, nella stessa Fiom, hanno opinioni opposte pur riconoscendo la legittimità del voto su un accordo che modifica la vita di tanti lavoratori. Quel che gli scriventi non dicono, per esempio, è che l'assemblea dei lavoratori ha deciso di non far votare gli impiegati e, peggio ancora, i giovani interinali perché non essendo dipendenti Fiat non hanno diritti nell'urna. Anche se fanno lo stesso lavoro di quelli targati Fiat, anzi lo fanno in condizioni salariali e lavorative peggiori: sono i dannati delle squadrette weekend, sabato e domenica al lavoro mentre i «normalisti» il sabato e la domenica fanno straordinari, pagati di più. Se i turni fossero 17, tutti ruoterebbero e il salario del sabato non avrebbe maggiorazione.
Vittorio De Martino è il segretario della mitica V lega Fiom di Mirafiori. Ha seguito passo passo la vertenza dal luglio del 2007 alle conclusioni. «La Fiat ci dice che intende aumentare la produzione del vecchio cambio (l'unica che resta da quando, nel 2003, il motore è stato delocalizzato in Argentina) a un milione di pezzi. Propone una modifica dell'organizzazione chiedendo l'aumento da 15 a 18 turni, previsti dal contratto nazionale previo un esame congiunto con le Rsu. Per noi che chiediamo un nuovo motore a Torino è obbligatorio discutere contestualmente il futuro dello stabilimento, la stabilizzazione dei giovani e la validazione dell'accordo con un referendum. Abbiamo incontrato resistenze, anche tra i nostri delegati, ma alla fine li abbiamo trascinati e abbiamo ottenuto un accordo valido, con 250 stabilizzazioni dei precari e 300 euro, in cambio di 17 e non 18 turni come pretendeva il Lingotto. Il voto contrario, lo dico con dolore, è un voto che non tiene conto dei diritti dei giovani per difendere presunti privilegi. E' grave che l'assemblea abbia deciso di non far votare impiegati e interinali. Un nostro delegato ha presentato un ordine del giorno in questo senso. Ecco perché parlo di logica egoistica di chi rinuncia a una visione politica, generale. La Fiat ne ha subito approfittato per sbattere fuori 70 interinali, sostituiti con altrettanti lavoratori di Verrone che fanno i cambi per le vetture di Pomigliano, uno stabilimento che resterà chiuso due mesi per ristrutturazione. Come Fiom abbiamo chiesto di scioperare per riportare in fabbrica quei 70 ragazzi, le altre organizzazioni non sono disponibili. Allora ci siamo assunti la responsabilità di organizzarlo come Fiom. Ma i nostri delegati ancora non l'hanno promosso».
Più che nell'opposizione dei Cobas e dei delegati Fiom, le ragioni del rifiuto vanno cercate nei bassi salari. «Salari di merda» che aiutano i processi di frantumazione e, se si vuole usare una parola grossa, di corporativizzazione della classe operaia. Una guerra tra i poveri che giova solo al padrone. Ma Stefano contesta questa lettura, alza il tiro, dice che l'accordo non elimina la possibilità di assumere nuovi dipendenti con contratti precari. Oltre al fatto che «a me distruggerebbere la vita: quando abbraccerei figli e moglie lavorando anche il sabato? Dove troverei 800 euro per l'asilo? Io sono solidale con i giovani, non sono egoista. Vedrai che alla fine uno sciopero per riportarli in fabbrica lo faremo».

 
 
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