Costruiamo un bel movimento di opposizione, rifondiamo la “sinistra”!
Si scrivono documenti, appelli, si viviseziona la destra e i suoi programmi, i suoi proclami – poco sforzo. Si fanno cortei, manifestazioni, sit in - poco sforzo. Fare opposizione è comodo, gratificante, si torna giovani. Ma non è quello che ci vuole per cambiare veramente le cose.
Per cambiare le cose è necessario riguadagnare la fiducia dei lavoratori, della lower middle class, del precariato, dei disoccupati, è necessario insediarsi nei loro mondi, nei loro ambienti, non con promesse ma con azioni che portano qualcosa, per creare vicinanza, solidarietà, discussione, innovazione. Un lavoro duro, costante, ingrato, oscuro, che richiede anni prima di ottenere qualche risultato, un lavoro che troppo pochi hanno continuato a fare, spesso tenendosi per mano con la carità cattolica. Molti di loro non hanno votato. Ma quella è la strada da battere, invece di correr dietro ai transgender. Una sinistra esiste solo su basi di classe, non esisterà mai su basi biologiche.
Serve antifascismo oggi? Fino a un certo punto. Meloni è dentro nei circuiti internazionali controllati da chi vuole la distruzione dell’Unione Europea, da chi vuole la guerra, da chi vuole la potenza USA come potenza dominante. Meloni si affianca a Liz Truss, che ha preso il posto di Boris Johnson, si affianca a Friedrich Merz, presidente della CDU, che ha scalzato la Merkel nel suo partito. Meloni non è Orban, ficcatevelo in testa. E’ stata arruolata dalla nuova dottrina atlantica. Draghi è rispettato ma non ha un partito o un movimento alle spalle, politicamente non conta nulla, non ha seguito popolare. Meloni ha un partito, per quanto scassato, e ha un seguito. Per questo meglio la Meloni (Dio, patria e famiglia) che Draghi. E poi lui ha salvato l’euro, per i nuovi falchi è una macchia.
C’entra poco il fascismo con la Meloni. E‘ il suo maquillage, non è la sua sostanza. Il capitalismo vero di oggi non è fascista, è “sostenibile” (“Ci concentriamo sulla sostenibilità non perché siamo ecologisti, ma perché siamo capitalisti”, scrive nel 2022 Larry Fink, fondatore di Blackrock, nel suo messaggio ai CEO del mondo intero), il capitalismo di oggi si rivolge ai “talenti” non ai mazzieri. Sul mantra della sostenibilità si costruiscono oggi le nuove élites. Sembra contraddittorio con una prospettiva guerrafondaia ma non lo è. La “rivoluzione manageriale” di James Burnham uscì nel 1941, in piena guerra. E presenta singolari affinità con la filosofia di Fink e la sua “rivoluzione digitale”.
Il sabotaggio di North Stream è un punto di non ritorno. Il suo anonimato è la cifra della terza guerra mondiale. Meloni non ha fatto nemmeno a tempo a ricevere la cartolina precetto che è già in prima linea, ai comandi di zio Sam.
Sergio Fontegher Bologna